Le folli maglie della Serie A
In questo calcio moderno guidato sempre più dal dio denaro e dai mass media e sempre meno dalla passione e da valori sportivi, una delle poche certezze che rimanevano ai tifosi italiani era il colore della maglia della propria squadra del cuore. Eppure, nell’undicesima giornata di campionato, in molti campi è saltata anche questa certezza.
A Torino, Domenica 9 Novembre si è giocata Juventus – Parma. Tralasciando il risultato più che tennistico (7 a 0 per i padroni di casa), ci si sarebbe aspettato di vedere 11 maglie bianconere affrontarne 11 gialloblu. In campo invece sembrava si stessero sfidando Chelsea e Wolfsburg. La Juventus, è scesa in campo in un completo blu con sfumature gialle (ispirata al blu di Casa Savoia e presente nel gonfalone di Torino, che comunque rientra nel novero delle maglie utilizzate in passato dai Campioni d’Italia). Il Parma, che dopo il fallimento societario in Serie A era tornato alla maglia crociata bianca e nera degli esordi relegando la gloriosa gialloblu degli exploit europei a seconda maglia, avvolto in un insolito completo da gioco verdastro. Un omaggio allo sponsor dei ducali, la Vorwerk Folletto, che aveva già deciso di mettere le maglie all’asta per aiutare la popolazione parmigiana colpita dall’alluvione delle scorse settimane. Lodevole il fine benefico, ma inutile negare le ragioni economiche alla base della scelta.
Nella capitale, per il posticipo, la Roma è scesa sul prato dell’Olimpico per rifilare 3 gol al Toro con addosso delle maglie grigio-nere (o marroni, non è ben chiaro), già viste in Champions a Manchester. Puro marketing deciso dagli uffici Nike per una Serie A in balia degli sponsor tecnico/commerciali. E dire che forse mai come quest’anno le maglie della Roma, sia la prima che la seconda, sono state scelte in linea con la tradizione del club, senza neanche lo sponsor a rovinarne la sacralità.
Ad Empoli invece, per un attimo è sembrato ci fosse il derby toscano contro il Livorno e non si è ben capito in che serie si stesse giocando. Poi si è notato che quelle magliette bordeaux portavano sul petto l’aquila della Lazio. Una scelta incomprensibile, se si scava nella storia dei biancocelesti capitolini, i quali non hanno alcun legame con il bordeaux o sfumature del genere. Incomprensibile a tutti fuorché allo sponsor tecnico: la Macron.
Quella stessa Macron che più di un mal di pancia aveva fatto venire ai tifosi del Napoli, domenica tornati alla storica maglia azzurra nella vittoriosa trasferta di Firenze, dopo diverse giornate con un’originalissima divisa in stile denim. L’ultima delle scelte, foraggiate ampiamente dal settore marketing del club partenopeo, che, oltre al giallo Villareal, si somma al mimetico e al camouflage.
Ulteriore disorientamento è stato poi indotto dall’apparente dono dell’ubiquità del Palermo. Sia allo Stadio Barbera che al Bentegodi di Verona, si sono viste 11 maglie rosanero rincorrere il pallone. In realtà l’anomalia era in Veneto, dove era di scena il Cesena che quest’anno ha deciso di adoperare un’atipica maglia rosa, lontana dalla tradizionale bianca con pantaloncini neri, per onorare il compianto Pirata del ciclismo, Marco Pantani, romagnolo come il club.
Per le due squadre milanesi il discorso esula dalla sola undicesima giornata di Serie A e si estende all’intera stagione. Le righe di entrambe le squadre, infatti, hanno subito un’evoluzione. Il Milan, che in passato ha dato prova di estrema originalità sfoggiando maglie dorate o dai colori improbabili, ha allargato gli orizzonti del concetto di strisce verticali inserendone una nera centrale più grande e altre 4 sottili ai lati, e dando tonalità diverse al rosso. L’Inter le ha trasformate in gessato azzurro su sfondo nero, che tanto la fanno somigliare alla maglia degli Orlando Magic, o, a detta dei più cattivi, ad un pigiama, pienamente in linea con il gioco soporifero della squadra.
Una Serie A irriconoscibile, anche da un punto di vista cromatico. Che sia per evitare scomodi paragoni col passato?
THIS IS THE FOOTBALL WE DON’T LIKE !
Fonte immagine in evidenza: google.it/seriea
Articolo rielaborato da originale del nostro amico Michele Mannarella per liberopensiero.eu
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